Statua del Buddha - monastero Santacittarama

Pagina dedicata ai Centri, ai Maestri buddhisti e singoli studiosi e praticanti che offrono gentilmente testi, video ed audio gratuiti per studio e la pratica del buddhismo, senza nessun prezzo da pagare, nessuna pubblicità, nessuna donazione suggerita, nessuna iscrizione, nessun vincolo, in linea con il pensiero del Buddha stesso che ha spiegato in che modo devono essere offerti suoi insegnamenti.

Diffida di chi ti chiede denaro in cambi di “insegnamenti”, nella tradizione buddista, il Dharma è ritenuto di grande valore e in quanto tale non puo’ essere comprato o venduto. Non è una merce. Può essere ricevuto e trasmesso solo come regalo. Il Dharma non può essere trovato nell’economia del mercato, ma solo nell’economia del dono.
Quando riconosciamo di aver ricevuto un regalo potremmo essere spinti a dare qualcosa in cambio, completando il regalo. Questa risposta naturale segna il nostro ingresso nell’economia del dono, dove l’acquisto e la vendita sono sostituiti dal dare e dal ricevere e dove la relazione che definisce questo rapporto è l’amicizia.

L’atto del dare è una dichiarazione di rispetto reciproco. Donatore e ricevente riconoscono che condividono gli stessi valori e preoccupazioni fondamentali. Il dono ci porta oltre i limiti del nostro normale interesse personale e ci apre a una vita di cura reciproca chiamata buona amicizia.

In questa ottica le pratiche guidate, i corsi, le lezioni che i Centri ed i Maestri buddhisti offrono, non sono gratuite ma senza prezzo. Il Dharma ha cosi tanto valore che sarebbe impossibile venderlo cosi come sarebbe impossibile vendere il Colosseo o la cappella Sistina.

Ringrazio in modo particolare il Ven. Ghesce Sonam Cianciub.

Grazie!
NamastèNamastè
Marco Coloni

 

Il Dharma

 

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Letture in italiano consigliate dal sito web forestsangha.org per avere una introduzione al Buddhismo nella tradizione della Foresta.

flowerClicca questo testo per accedere alla pagina con i testi da scaricare.

 

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Geshe Gedun Tharchin

Lama Tibetano, nato nel 1963 in Nepal. Ha completato il classico addestramento nel Buddhismo Tibetano al Collegio Jangtse dell’UNIVERSITA’ MONASTICA GADEN in India.
Ha ricevuto l’ordinazione a novizio dal Lama Yong-Zin-Ling Rinpoche e l’ordinazione completo da Sua Santità il XIV Dalai Lama. Nel 1993 gli è stato conferito il titolo di Geshe Lharampa in occasione della cerimonia della grande preghiera di “Monlam Chenmo”.
Pubblica periodicamente articoli su vari giornali e riviste, e nel 2003 è stato pubblicato il suo primo volume in italiano “La Via del Nirvana, Il Dharma del Buddha” edito da Ellin Salae.
Dal 1996 insegna filosofia e meditazione Buddhista in molti centri in Italia e all’estero.

“Lo yoga del sogno e del sonno”
Mandala Centro Studi Tibetani

 

flowerGeshe Gedun Tharchin Discorsi di Dharma e conferenze – https://geshetharchin.blogspot.com/

 

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flowerIl Dharma del Tibet

Frutto di oltre 30 anni di studio sul Dharma compiuti dal ricercatore e studioso buddhista Aldo Franzoni.

 

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Istituto Samantabhadra

Istituto Samantabhadra

 

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Associazione kalyanamitta

flowerhttps://kalyanamitta.it/testi-e-pubblicazioni/

Qui si trovano testi e pubblicazioni quali traduzioni, articoli, libri e altre ispirazioni dagli esperti della meditazione e della filosofia e cultura buddhista.

 

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NgalSo

flowerLama Michel Rimpoche

Lama Michel Rimpoche è un Maestro del lignaggio spirituale NgalSo Ganden Nyengyu del lama guaritore T.Y.S. Gangchen Rinpoche, praticanti il culto di Dorje Shugden, uno dei principali Protettori della scuola Gelug, che il Dalai Lama ha vietato. Lo stesso Dalai Lama l’ha definito un’entità demoniaca il cui scopo sarebbe quello di distruggere la vita del Dalai Lama e la causa del Tibet.

DICHIARAZIONE RIGUARDANTE IL CULTO DI DOGYAL/SHUGDEN

 

Auguri di buon 2023 – Lama Michel Rinpoche

 

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Mandala Centro Studi Tibetani

flower Il Centro Mandala è un’associazione che si propone lo studio e la diffusione del Buddhismo Tibetano.

Canale YouTube: https://www.youtube.com/@MandalaMilano

Pagina con alcuni insegnamenti del canale Youtube del Centro.

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Plum village ItaliaPlum village Italia

flowerCanale YouTube: https://www.youtube.com/@PlumvillageItalia

Insegnamenti di Thich Nhat Hanh, maestro Zen di Consapevolezza- Mindfulness del Monastero di Plum Village, in lingua italiana (sottotitoli o traduzione)

 

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pomodoro zen

https://www.pomodorozen.com/

 

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flowerPer avere una introduzione al Buddhismo nella tradizione della Foresta e-books in italiano sul sito del monastero Santacittarama (https://www.santacittarama.org).
Clicca questo testo per accedere alla pagina con i testi da scaricare.

 

 

Ajahn Chandapalo – discorso di fine anno 2022

 

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Saddha

flowerhttps://www.saddha.it/

Saddha sono gli Amici del Santacittarama – Monastero Buddhista Theravadin

Saddha indica la ben consolidata fiducia nel Buddha, nel Dhamma e nel Sangha.
È fiducia basata sulla conoscenza, non fede cieca. La sua caratteristica principale è la purezza della mente.

 

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Centro studi tibetani Sangye Cioling

flowerhttps://www.sangye.it

CENTRO STUDI TIBETANI- FPMT

Sangye Cioeling – SONDRIO

DHARMA PER LA PACE E L’ARMONIA INTERIORE

Associazione culturale per la pace, l’armonia e lo sviluppo interiore,

per la pratica del BUDDISMO MAHAYANA VAJRAYANA

 

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ScinGiang RitröScinGiang Ritrö

flowerhttps://www.scingiangritro.org/

Questo piccolo centro nasce con lo scopo di essere un posto di ritiro, e nei periodi post invernali anche luogo di meditazione e condivisione del Dharma.

Nel centro vive un monaco Buddhista Italiano, Ven. Maurizio, il quale oltre ad essere sempre presente nel posto, sarà ben lieto di accogliere gli ospiti o in caso di ritiri di assistere la persona impegnata nella pratica.

Il centro non nasce con scopo speculativo e vive di sole offerte.

 

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Study buddhism

flowerhttps://studybuddhism.com/it

Studybuddhism.com è un’ampia fonte di insegnamenti buddhisti autentici, presentati in maniera pratica e realistica. Gratuitamente e senza pubblicità, il nostro scopo è di rendere disponibile e accessibile la saggezza del Tibet al nostro mondo moderno.

Questo sito web è la generazione successiva degli Archivi Berzin, fondati nel 2001 dal Dr. Alexander Berzin, un insegnante, traduttore, e praticante buddhista con più di 50 anni di esperienza. Con un team internazionale di più di 80 persone, studybuddhism.com continua a crescere; aggiungiamo regolarmente nuovi articoli e insegnamenti video e audio.

 

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Tesori di saggezza

https://www.tesoridisaggezza.org/

 

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Tso Pema non profit

flowerTso Pema Centro studi di buddhismo tibetano – https://tsopema.it/

 

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Riflessioni sul Dhammapada

 

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Pema Chodron
La gentilezza amorevole
Pema Chödrön, Consigli a un guerriero compassionevole
Gli sforzi che facciamo per vivere in modo umano in questo mondo non vanno mai sprecati. Scegliere di coltivare l’amore anziché la rabbia potrebbe rivelarsi proprio quello che è necessario per salvare il pianeta dall’estinzione.
Che cosa accresce la benevolenza e indebolisce il pregiudizio e la rabbia? È una domanda importante. Tradizionalmente l’ignoranza è considerata la causa dell’aggressività e della sofferenza. Ma che cosa ignoriamo? Trincerati nella visione miope delle nostre preoccupazioni, quello che ignoriamo è la nostra comunanza con gli altri. Una delle motivazioni per cui pratichiamo l’addestramento da guerrieri-bodhisattva è il riconoscimento della nostra interconnessione, la comprensione che quando feriamo qualcuno, stiamo ferendo noi stessi. Dunque, ci addestriamo nel riconoscere la nostra rigidità. Ci addestriamo a vedere che gli altri non sono molto diversi da noi. Ci addestriamo ad aprire il cuore e la mente in situazioni via via più difficili.
Per un aspirante bodhisattva, la pratica essenziale è la coltivazione di maitri. Negli insegnamenti di Shambhala è descritta come “mettere la mente spaventata nella culla della gentilezza amorevole”. Un’altra immagine di maitri, o gentilezza amorevole, è quella di una madre uccello che protegge i piccoli e si prende cura di loro finché sono abbastanza forti da volare via. Talvolta, le persone chiedono: “Chi sono io in questa immagine, la madre o gli uccellini?”. La risposta è che siamo entrambi: la madre amorevole e i brutti uccelletti. È facile identificarsi con i piccoli: ciechi, immaturi, disperatamente in cerca di attenzione. Siamo un’intensa mescolanza di qualcosa che non è granché bello, ma è teneramente amato. Che questo atteggiamento sia rivolto a noi stessi o agli altri, è in ogni caso la chiave per imparare ad amare. Stiamo con noi stessi e con gli altri quando urliamo perché vogliamo il cibo e non abbiamo piume e anche quando siamo più cresciuti e meno ingenui secondo i parametri mondani.
Nel coltivare la gentilezza amorevole, ci addestriamo prima di tutto a essere onesti, amorevoli e compassionevoli verso noi stessi. Anziché nutrire l’autodenigrazione, cominciamo a coltivare una gentilezza capace di vedere con chiarezza. Certe colte ci sentiamo bravi e forti, altre volte inadeguati e deboli. Ma come l’amore di una madre maitri è incondizionata. A prescindere da come ci sentiamo, possiamo aspirare a essere felici. Possiamo imparare ad agire e a pensare in modi che piantano semi del benessere futuro, diventando gradualmente più consapevoli di ciò che causa felicità come di ciò che causa disagio. Se non proviamo gentilezza amorevole per noi stessi, è difficile, se non impossibile, che la sentiamo genuinamente per gli altri.
Passare dall’aggressività alla gentilezza amorevole incondizionata può sembrare un compito scoraggiante. Ma partiamo da ciò che ci è familiare. L’istruzione per coltivare maitri illimitata è di scoprire prima di tutto la tenerezza che già abbiamo dentro di noi, includendo la gratitudine e l’apprezzamento – la nostra normale capacità di sentire benevolenza. In modo nient’affatto astratto, entriamo in contatto con il luogo tenero di bodhicitta. Non importa se lo troviamo nella tenerezza dell’amore o nella vulnerabilità della solitudine. Se cerchiamo quel luogo tenero e indifeso, lo troviamo sempre.
Per esempio, anche nella durezza di pietra della rabbia, se guardiamo al di sotto della superficie dell’aggressività, di solito troviamo la paura. C’è qualcosa di molto vivo e dolorante sotto la solidità della rabbia. Al di sotto delle difese, c’è la qualità accorata, disarmata di bodhicitta. Tuttavia, anziché sentire questa tenerezza, continuiamo a chiuderci e proteggerci contro il disagio. Il chiudersi non è un problema. In effetti, diventare consapevoli di quando ci chiudiamo è una parte importante dell’addestramento. Il primo passo nel coltivare la gentilezza amorevole è di accorgerci quando erigiamo le barriere tra noi stessi e gli altri. Questo riconoscimento compassionevole è essenziale. Se non comprendiamo, in modo non giudicante, che stiamo indurendo il cuore, non abbiamo alcuna possibilità di dissolvere l’armatura. Senza dissolvere l’armatura, la gentilezza amorevole di bodhicitta resta sempre trattenuta. Continuiamo senza criterio a reprimere la nostra innata capacità di amare.
Dunque, ci addestriamo nel risvegliare la gentilezza amorevole di bodhicitta in tutti i tipi di relazioni, sia quelle sentite con il cuore sia quelle bloccate. Tutte le relazioni ci aiutano a disgelare la nostra capacità di sentire ed esprimere amore.
La pratica formale della gentilezza amorevole o maitri si sviluppa in sette stadi. Cominciamo con il generare gentilezza amorevole verso noi stessi, poi la espandiamo, seguendo il nostro ritmo, fino a includere le persone che amiamo, gli amici, le persone che ci sono indifferenti, quelle che ci irritano, tutte queste persone insieme e, infine, tutti gli esseri di ogni tempo e di ogni luogo. Gradualmente allarghiamo il cerchio della gentilezza amorevole.
L’aspirazione tradizionale è: “Che io e gli altri possiamo trovare la felicità e la causa della felicità”. Insegnando ho scoperto che a volte la parola “felicità” crea difficoltà alle persone. Dicono cose come: “La sofferenza mi ha insegnato moltissimo, la felicità mi spiazza”. Non sono sicura che sia la felicità che auspicano per se stessi e per gli altri. Questo succede forse perché la nostra nozione convenzionale di felicità è veramente troppo limitata.
Per giungere al cuore della pratica della gentilezza amorevole, forse dobbiamo esprimere con parole nostre l’aspirazione alla felicità. Un uomo mi disse che la sua aspirazione era che lui stesso e gli altri potessero realizzare il loro pieno potenziale. L’aspirazione di una donna che conosco è che tutti possiamo imparare a parlare, a pensare e ad agire in un modo che aumenti il benessere fondamentale. L’aspirazione di un altro uomo è che tutti gli esseri, incluso lui, comincino ad aver fiducia nella loro bontà fondamentale. È importante che ciascuno di noi renda la propria aspirazione più autentica possibile.
Per lavorare con questa pratica, come prima cosa è utile prendere in considerazione le persone o gli animali verso cui ci sentiamo già bendisposti. Possiamo provare un sentimento di gratitudine, di apprezzamento o di tenerezza, qualunque sentimento che sia autentico. Se ci è d’aiuto, possiamo anche fare una lista di chi ci ispira facilmente questi sentimenti.
Tradizionalmente cominciamo la pratica con noi stessi, ma per alcuni è troppo difficile. È importante includere se stessi, ma non è cruciale da chi si inizia. Il punto è entrare in contatto con un onesto sentimento di benevolenza e incoraggiarlo a espandersi. Se riuscite facilmente ad aprire il cuore al vostro cane o al vostro gatto, partite da lì e poi passate a relazioni più impegnative. La pratica consiste nell’entrare in contatto con il luogo tenero in modo autentico per noi e non simulare un particolare sentimento. Semplicemente individuate la capacità di sentire il buon cuore e abbiatene cura, anche se è instabile e fluido.
Prima di iniziare la pratica dell’aspirazione, ci sediamo tranquilli per alcuni minuti. Poi, cominciamo la pratica in sette stadi della gentilezza amorevole: “Che io (o qualcuno che amo) possa trovare la felicità e la causa della felicità”. O esprimiamo questa aspirazione con parole nostre: “Che possiamo imparare a essere persone davvero amorevoli”, oppure: “Che possiamo avere a sufficienza da mangiare e un posto dove dormire al sicuro e comodi”.
Dopo aver formulato l’aspirazione per noi stessi e per chi ci suscita spontaneamente amore, passiamo a un amico. Questa relazione potrebbe risultare leggermente più complicata. Per esempio, abbiamo a cuore un’amica, ma ne siamo anche gelosi. Diciamo: “Che Jane possa trovare la felicità e la causa della felicità”. E le inviamo gentilezza amorevole. Possiamo passare quanto tempo vogliamo in ogni stadio di questo processo, senza criticarci se talvolta lo sentiamo falso o forzato.
Il quarto stadio consiste nel coltivare la gentilezza amorevole verso una persona che ci è indifferente. Potrebbe essere qualcuno che incontriamo, ma che non conosciamo veramente. Non proviamo nulla di particolare verso questa persona. Diciamo: “Possa il negoziante (il conducente dell’autobus, la donna del piano di sotto, il mendicante per la strada) trovare la felicità e la causa della felicità”. Poi, osserviamo senza giudizio se il nostro cuore si apre o si chiude. Pratichiamo l’essere consapevoli di quando la tenerezza è bloccata e quando fluisce liberamente.
Gli insegnamenti buddhisti ci dicono che lungo il corso di molte vite tutti gli esseri sono stati nostra madre. Una volta, tutte queste persone hanno sacrificato la loro comodità per il nostro benessere e viceversa. Anche se ai giorni nostri la parola “madre” non ha sempre una connotazione positiva, il punto è considerare chiunque incontriamo come il nostro amato. Notando e apprezzando le persone per la strada, in drogheria, nel traffico, all’aeroporto, accresciamo la nostra capacità di amare. Usiamo queste aspirazioni per indebolire le barriere di indifferenza e liberare il buon cuore della gentilezza amorevole.
Il quinto stadio della pratica di *maitri *consiste nel lavorare con una persona difficile, qualcuno che troviamo irritante; quando lo vediamo, corazziamo il cuore. Come negli stadi precedenti, esprimiamo l’aspirazione della gentilezza amorevole: “Che questa persona veramente seccante possa trovare la felicità e la causa della felicità. Che questa donna da cui mi ritengo offeso risvegli bodhicitta”. Almeno all’inizio è meglio non praticare con le relazioni più difficili. Se saltiamo subito ai traumi della nostra vita, ci sentiremo sommersi. Cominceremo ad aver paura della pratica e la abbandoneremo. Dunque, in questo quinto stadio lavoriamo con i sentimenti negativi, ma non con i più pesanti. Se cominciamo dalle relazioni meno difficili, possiamo aver fiducia che la nostra capacità di restare aperti alle persone che non ci piacciono si espanderà gradualmente in modo spontaneo.
Poiché sfidano i limiti della nostra ampiezza di vedute, sotto molti aspetti le relazioni difficili sono le più valide per la pratica. Le persone che ci irritano sono inevitabilmente quelle che ci smascherano. Attraverso di loro, possiamo arrivare a vedere con chiarezza le nostre difese. Shantideva lo spiegava così: se desideriamo praticare la generosità e arriva un mendicante, è una buona notizia. Il mendicante ci dà l’opportunità di imparare a dare. Similmente, se vogliamo praticare la pazienza e la gentilezza amorevole incondizionata, e arriva un nemico, siamo fortunati. Se non ci fossero persone che ci irritano, non ci si presenterebbe mai l’opportunità di praticare.
Quando Atisha decise di portare le pratiche di bodhicitta dall’India al Tibet, gli venne riferito che in Tibet le persone erano universalmente cordiali e gentili. Atisha ebbe timore che, se ciò fosse stato vero, non ci sarebbe stato nessuno che l’avrebbe provocato, mostrandogli così dove aveva bisogno di addestramento. Dunque, decise di portare con sé la persona che gli creava più difficoltà, il giovane servitore bengalese addetto al tè, abile nel mostrargli le sue mancanze tanto quanto il suo guru. La cosa comica è che in realtà non aveva bisogno di quel servitore bengalese: in Tibet c’erano già un sacco di persone irritanti.
Il sesto stadio della pratica è detto “dissolvere completamente le barriere”. Visualizziamo noi stessi, chi amiamo, un amico, una persona che ci è indifferente e il nostro attuale servitore bengalese, tutti di fronte a noi. A questo stadio cerchiamo di connetterci con il sentimento della gentilezza di cuore verso tutte queste persone. Evochiamo la stessa gentilezza amorevole verso le persone che amiamo e verso quelle che ci sono ostili come pure verso chi ci lascia indifferenti. Diciamo: “Che tutti noi possiamo trovare la felicità e la causa della felicità”, o possiamo esprimere questa aspirazione con parole nostre.
Il settimo e ultimo stadio consiste nell’espandere a tutti gli esseri la gentilezza amorevole. Ampliamo la nostra aspirazione quanto più possibile. Iniziamo da chi ci è vicino e gradualmente allarghiamo il cerchio fino a includere i vicini, la città, la nazione e l’universo. “Che tutti gli esseri nell’universo possano trovare la felicità e la sua causa”. Ciò equivale a esprimere l’aspirazione che l’intero universo sia in pace.
Ogni stadio della pratica ci offre un’ulteriore opportunità per allentare la rigidità del cuore. È bene prendere in considerazione un solo stadio e lavorare con esso per un certo tempo. In effetti, molti si addestrano nel primo stadio per una settimana o anche più, coltivando l’aspirazione a trovare essi stessi la felicità e la sua causa. Si possono anche semplificare gli stadi. Una forma di pratica della gentilezza amorevole ha solo tre stadi: “Che io possa trovare la felicità e le sue cause. Che tu possa trovare la felicità e le sue cause. Che tutti gli esseri in ogni luogo possano essere felici”.
Al termine della pratica della gentilezza amorevole, lasciamo cadere tutte le parole, tutti gli auspici e torniamo alla semplicità non-concettuale della meditazione seduta.
L’essenziale di questa pratica è mettere a nudo la capacità di amare senza pregiudizi. Esprimere le aspirazioni è come innaffiare il seme della benevolenza perché cominci a crescere. Nel farlo, impareremo a conoscere le nostre barriere: l’ottusità, l’inadeguatezza, lo scetticismo, il risentimento, la “giusta indignazione”, l’orgoglio e tutte le altre. Continuando a esercitare questa pratica, diventiamo amici delle nostre paure, dell’attaccamento e dell’avversione. L’amore incondizionato verso gli altri non è neppure una remota possibilità, se non ci occupiamo dei nostri demoni. Perciò, ogni cosa che incontriamo diventa un’opportunità per praticare la gentilezza amorevole.
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Mario Thanavaro
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